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domenica 5 giugno 2011

Paghi otto parli per centrotrentotto - sbirciando ad occhi aperti "The Tree of Life" -

E' venerdì, a metà giornata, considerando il ciclo ideale delle ore che compongono un giorno, temperatura mite, umidità almeno al 70%.
Alle soglie del duemiladodici, mese più mese meno, c'è ancora gente maleducata che considera il dialogo durante una proiezione cinematografica un'aggiunta al film per il quale ho versato il prezzo intero.
Uno sarebbe anche disposto a starli a sentire questi commenti - per i primi 30 secondi, fossero magari informativi, emotivi, intimi. Invece come sempre capita in questi casi con film che non si presentano come tali - ma che cercano di trasformare immagini in poesia, frammenti di vita in interrogativi sempre attuali, montaggi di celluloide in stupore facciale - chi ti può capitare seduto attorno, non può che commentare il tutto con frasi piccoline e rattristevoli, tipo "ma che è, superquark?", "tutta quest'acqua m'ha fatto venire voglia di far pipì" il tutto condito nei tempi morti di borbottii risatine stile elementari-medie.

Diceva Visentin, detto "Il Vise" noto come esimio professore di TDP (Tecnologia Disegno e Progettazione) "se mi giro di spalle non divento sordo" questo mentre alla lavagna gesso nella mano tratteggiava indecifrabili geroglifici elettrici.

Manco io divento sordo di spalle, anzi, nella penombra rotta solo dalle immagini mirabolanti che investono tutti i sensi a disposizione, i tuoi commenti si sovrappongono a quello che vedo, lo storpiano, lo camuffano. Come uno che aggiunge con un pennarello "no spegazz" (uno schiribizzo grafico) ad un Pollock.

Quindi, mi interrogo, mi dico, internamente, "che faccio?" Mi alzo e gli sputo contro la mia insofferenza per i fessi che spendono i miei stessi - cazzo - otto euro per venire a propinarmi i loro minchia di commenti? "Bello, io ho pagato solo per il film, tappati la bocca e scriviti i commenti su un taccuino ma senza far rumore."

Ricordo, non con precisione, un tizio che ad una proiezione si impose con un gruppetto di bimbiminkia - sprezzanti del pericolo nel loro essere in gruppo - dicendo "Si no te tasi te sofeghe coe man" (Se non stai zitto, ti soffoco con le mani).
L'uso della voce ci ricorda Grotowski è funzionale spesso quando è in contraddizione con i gesti. La composta postura dell'uomo che aveva apostrofato questa minaccia era rilassata e il risultato fu mirabolante.
Per circa cinque minuti.
La potenza emotiva del gruppo ti fa sfidare anche minacce dirette.

Dall'insegnamento di quella volta ho tratto alcuni importanti insegnamenti.
Mai dire "ssssh" al cinema o a teatro.
Mai alzare la voce.
Mai commentare a tua volta altri che commentano.
Mai alzarsi e fissare quello che sta parlando.
Mai chiedere gentilmente di fare silenzio.
Mai intimidire il prossimo sperando che smetta, o lo fai in maniera clamorosa oppure non vale, ma direi che estrarre una .44 Magnum al cinema-teatro è da folli oltre che illegale (in quel caso forse una lama in controluce può fornire silenziose ma efficaci motivazioni).

Fare tutto questo comporta che ti perdi il film, ti sale l'acido e passi per il rompicoglioni di turno, senza contare che per almeno metà film continuano a girarti le palle.

Quindi, cosa fai?

Guardi il film e se merita spariscono anche i commenti in sottofondo.

Ve lo consiglio, perché è poesia, meraviglia, stupore, emozioni in frammenti, è il montaggio di quesiti e interrogativi è cosa rara nel mucchio dei film che si vedono in giro.
Un'operazione intima e violentissima, di una delicatezza sconfinata, un film che non parla ne racconta, finisce per ricominciare.
Qualcosa che puzza di vita, profumosa vita.

Essendo più poesia-arte-vita che film, le reazioni che ne arrivano possono essere due: amore sconfinato o noia senza confronti.
E' Arte; mica deve per forza colpire tutti, mica sei un eletto perché ti colpisce.


PS: se continuano a parlare per più di 10 minuti puoi sempre alzarti silenziosamente, sederti alle loro spalle e con infinita gentilezza domandare se - smettono di parlare, che se il film non gli piace possono benissimo uscire, ma che non possono privare gli altri di quello per cui hanno pagato dei soldi -

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