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lunedì 18 aprile 2011

Qualcuno è morto, in Via Bondi 61/4

Ci sono luoghi che ricorderò per tutta la vita; anche se qualcuno è cambiato, qualcuno per sempre, non per il meglio, qualcuno se n'è andato, qualcuno è restato.
Tutti questi luoghi hanno i propri momenti che ancora posso ricordare con amanti e amici, alcuni sono morti, alcuni sono vivi.
Nella mia vita li ho amati tutti.

Ma di tutti questi amici e amanti nessuno è paragonabile a te.
E questi ricordi perdono il proprio significato quando penso all'amore come qualcosa di nuovo.
Anche se so che non perderò l'affetto per le persone e le cose che sono passate so che mi fermerò spesso a pensare a loro, nella mia vita ti amo di più.

Sono belle le parole di John Winston L. e Paul James M. tradotte così a sentimento.
E' bello aprire la finestre e respirare l'aria.
E' grandioso, poter camminare, mangiare, godere, vivere, bere, ridere, decidere di esistere.
E' meno bello trovare nella tua cassetta della posta un libro incartato nel giornale.

Un distinto modello gay avvolto in un completo gessato R.L. con cravatta, camicia a righe verticali fazzoletto nel taschino mi fissa con sguardo imperscrutabile.
Che mi vuol dire? perché mi fissa e non parla? Che mi vuol dire con quella faccia? il modo in cui ostenta quell'orologio al polso mi indispone.

Il tempo in Italia oggi, Giovedì 14 Aprile 2011 - sottotesto: i postini leggono Repubblica. I postini sono colti. I postini suonano sempre due volte. Il 24 marzo 2006, gli Utah Jazz hanno ritirato la maglia di Karl Malone (detto the mailman), il cui numero 32 non potrà essere più indossato da nessun giocatore dei Jazz.

Mattino
molte nubi e deboli piogge sparse su gran parte delle regioni con neve sulle Alpi occidentali fin verso i 1000/1100m.
Mi ricordo un libriccino di Maxence Fermine - Neve - la storia di un poeta di Haiku che non conosceva il colore, di una funambola imprigionata nel ghiaccio, e di un maestro di poesia cieco; tutte cose da far accapponare la pelle, quasi come gli Everly Brothers che cantano Crying in the rain.

Caffè motta, facile farlo buono.

un piccolo squarcio in basso a sinistra della pagina forse per la fretta nell'averla strappata mi riporta a tanti anni fa, in montagna, quando giocavo a scivolare con la penna tra le parole.
Prendi la penna la punti in cima alla pagina del giornale e senza mai sollevare la punta devi zigzagare tra le parole-lettere e arrivare in fondo.
Cose da veri duri.

oh, baby, baby, it's a wild world, it's hard to get by just upon a smile.

Mi fa male il culo, pardon, le natiche, ho la testa gonfia (in Theme Hospital bastava un clic del mouse) ho lavorato 10 ore 10, zero fun a lot of grinch.
Mi fa male la punta della clavicola della spalla sinistra, e più in basso dallo stesso lato ho perso forza nel braccio. Mi viene ancora il fiatone se faccio le scale tre alla volta.

Fa più male un libro nella buchetta incartato nel giornale che una lancia nel costato.

Guarderò ancora barre che si riempiono, metterò ancora pasta termoconduttiva su lappature di dissipatori, mi emozionerò ancora, con lacrime scriverò frammenti di me, ascolterò, parlerò.
Ho una bottiglia di me ancora da stappare e bere.

lunedì 11 aprile 2011

a l'una e cinquantadue l'insonnia mi prese da tergo

Tra le espressioni che il mondo - nella fattispecie gli uomini, nello specifico le donne - ha avuto la benevolenza di condividere, ricordo, con una punta di piacere "mi fa sentire in pace il respiro della tua pancia sulla mia schiena".

Vado spesso raccogliendo sguardi tra la folla. Seduto sul pavé io non pensavo a te, ma solo il destino ha potuto farmi sedere li, che lo sguardo finisse poco più lontano, sul tuo viso.
Raccolgo sguardi tra la folla e spesso mi pare di riconoscere qualche volto. Mi tornano familiari, vicini, intimi. Persone con le quali ho condiviso parte della mia vita, di cui non ricordo il nome, nemmeno il volto forse; ma dei dettagli. Piccoli frammenti, quasi dei foulard attaccati tra loro con delle gomme da masticare.
Vi è qualcosa di misterioso, nel far combaciare i miei passi, tragitti, direzioni, con quelli di altre persone.

Nella corriera che porta dall'aeroporto Parigi Beauvais Tillé alla città, ho conosciuto un sistemista - rispondo sempre a chi mi domanda "che lavoro faccio" con la frase "il sistemista" per cogliere quella vaga sfumatura di smarrimento che si veste in tutta fretta di un sorriso d'imbarazzo a cui segue la domanda "sarebbe?" - di Modena che alla mia risposta aveva un'espressione di semi-gioia del tipo "non son solo nel mondo".
Mi raccontò di un suo viaggio in Thailandia dove a zonzo con la moto in un villaggio di duecento pescatori si ritrovò fermo a osservare il paesaggio mentre un tizio in moto gli si accostò chiedendogli indicazioni. In meno di un minuto passarono da "ah ma sei italiano?" a "ma dai! abito a quattro chilometri da casa tua!".

Se Bologna è un bucho di culo allora il mondo è un bucho di culo.
Il bucho è quasi un bucio ma è grezzo come il buco.

Sentire il corpo nudo di una donna contro il tuo è qualcosa che mi pare quasi un ritrovarmi a casa. Tra noi e i nostri antenati, forse non c'è poi così tanta differenza - tolta l'information technology, le droghe, la religione, gli aeroporti, le democrazie, i deltaplani, i flussi canalizzatori, uno virgola ventuno gigawatt, Belle e Sebastien, l'acqua minerale in bottiglia, i pannelli solari, la politica, e forse uno virgola cinque milione di anni fa.
Ma il cielo la sera, quando è limpido e fanno capolino le stelle: è sempre quello, le emozioni per un bacio, una scopata sensazionale, circa meno quasi son rimaste le stesse.

Ad esprimere tre desideri, vorrei come primo, "conoscere la risposta esatta a qualunque quesito"; come secondo, veder librarsi in volo un maiale con le ali.
Ma ci pensate? Un vero maiale che dopo una breve corsetta spicca un balzo, sbatte forte le sue ali e si innalza, ascendendo lento ma dolcissimo nel cielo.
Vaffanculo a Dumbo.

alle 2e24 mi son scordato perché ho iniziato a scrivere, e quindi termino ora questa accozzaglia di pensieri sparsi, sperando che non me ne vogliate a male se non concludo; ma è così difficile il mio rapporto con la fine delle cose che mi vien da girarci intorno, tergiversare, procrastinare e infine con una stoccata, concludere di botto.