Cerca nel blog

giovedì 15 settembre 2011

Depauperare l'animo

Credo che la vera vita, stia nascosta negli incroci, negli intrecci che si formano tra le persone. In quello spazio strano, fatto di momenti brevi e lunghi, attimi pericolosi e noia, silenzi e risa.

Devo aver perso pezzi d'animo nelle lunghe attese sotto casa.

Aspettavo da piccolo, un mio amico, più grande, che aveva poca accortezza nel rispettare gli orari; non era mai in anticipo, mai. Sempre in ritardo, rigoroso, inevitabile, snervante ritardo. Erano tempi in cui non c'era mica il telefono cellulare; ci si dava appuntamento e si aspettava.
Ho aspettato tanto nella mia vita, così tanto che ho perso il conto, non di quanto ho aspettato, ma di quando ho smesso di contare che stavo aspettando. E' forse in quel momento che ho compreso cosa fosse la pazienza. E' ascetica l'attesa; ti produce anche la sciatica se aspetti sul cemento, contando macchine come fossero pecore.
Ma io non ero ne un pastore, ne un anacoreta, quindi qualcosa dovevo fare.
Fantasticavo su dove fosse finito, il mio amico, perché era così in ritardo.

Credo di aver aspettato un giorno anche due ore e mezza.
Son centocinquanta minuti, circa 1200 macchine, 500 pedoni, 18 cani (3 con pelo molto lungo e alti almeno 60cm al garrese) un paio di suore, uno in carrozzella a motore berretto in testa e occhiali da sole.

Ad aspettare comprendi che la vita ha un senso ben preciso. Perché nel momento in cui l'attesa finisce, quasi non ha importanza quanto hai aspettato.

Ma la cosa più difficile da combattere era la noia mentre faceva l'amore con l'incazzo. Perché avevo il culo dolente a forza di stare sul cemento, intontito dallo sciabordio delle autovetture lanciate sull'asfalto e gonfio di rabbia da far morire qualcuno.
Come ti regoli con tutto quel fastidio che ti gonfia la gola?
Quasi non me la ricordo più quella sensazione.

Sono anestetizzato dalla tecnologia, febbricitante come un ragazzino nell'attesa di Diablo 3, consumato dal lavoro, zuppo di vita, miserabile, in cerca di qualcosa che mi impegni la mente. Per non pensare, non riflettere, non cercare di capire, non interrogarsi.

Ma io stavo li ad aspettare, sotto casa, culo e cemento. Perché sono sempre stato uno caparbio, io. Cocciuto & Coglione.

Era quasi un momento magico, salire in macchina dopo la lunga attesa e scoprire che diavolo era successo al mio amico e sviscerare nel profondo come mai era così tanto in ritardo. Le storie che si inventava, puzzavano di verità. Gli uscivano dalla bocca dei racconti, dove pareva che gli si fosse bloccato il cervello, o gli si fossero allungati i tendini per cui faceva fatica ad andare veloce. Mi ricordo che lo pigliavamo pure per il culo, sostenendo che si lavava i capelli sul lato destro, mentre li asciugava sul sinistro; poi invertiva.

Dopo dieci minuti, mi passava tutta l'arrabbiatura, anche se avevo aspettato due ore.
Attendere mi ha insegnato il gusto per la vita.

Spero di cuore che tutti quanti voi dormiate bene.

mercoledì 8 giugno 2011

Indovina chi altri ha avuto la stessa idea, in questi giorni?

(la fidanzata lesbica arrabbiata della mia coinquilina. la prima volta che tagliava i capelli a qualcuno. poi, quando lei e' uscita di casa, me li sono rasati a zero... )