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martedì 1 febbraio 2011

La cura al digiuno della conoscenza

Torno tra queste righe, perché non ho più vostre notizie, ne voi mie e mi pare particolarmente brutto - bruttone in senso lato.
Tra le prime cose che mi viene in mente, di cui vorrei rendervi partecipi, è che la nemesi di Braccio di ferro "Bruto" in realtà si chiama "Bluto" e questo mi ha lasciato sempre più indignato di come sia una tendenza italiana quella di storpiare i nomi per renderli più appetibili al palato italiota, pratica ormai consolidata nella traduzione dei titoli dei film stranieri, tra tutti potrei citare uno degli esempi più ecclatanti: "Se mi lasci ti cancello" filmone di Gondry che in originale è quasi identico direi "Eternal sunshine of the spotless mind!" - se vi capita guardatelo è davvero un film che merita.

Questo favoloso preambolo completamente fuori topic - come le migliori puntate dei Simpson - per narrarvi alcune vicende recenti che mi hanno visto protagonista, sgomento e macilento.

Vorrei parlarvi delle afte.
Ho avuto la mononucleosi a Dicembre (quasi quattro settimane con la febbre a 38,5 con la gola così gonfia che per deglutire dovevo bere sempre - mai fatto tanta "plin plin" in vita mia) e lo strascico di questa fantasmagorica malattia mi ha portato nei giorni passati all'aggravarsi di queste simpatiche piaghette nella mia bocca.
Simpatiche, perché ne avevo ben tre, grandi come unghie di un pollice, dislocate in posizioni strategiche - Murphy docet - tali per cui non potevo masticare, dormire, parlare - contemporaneamente o in sequenze modificabili a piacere - senza provare un gaudioso tripudio di malevolo dolore, spalmato uniformemente ma anche no, in tutta la bocca.

Ecco allora che il prodigo Gibo, ovvero il sottoscritto, si è approfonditamente documentato su come curare queste simpatiche piaghette - che viste le dimensioni iniziavo anche a chiamarle per nome e lo ammetto, ogni tanto c'ho fatto pure delle discussioncine, ma a denti stretti, quasi dei ventriloquiodialoghi, giusto per capirci.

Dopo lunghe ricerche e analisi arrivo a verificare di persona le tanto decantate conoscenze, ottenute attraverso i più diffusi canali di comunicazione: tv, radio, passaggio di parola, Mamma Internet, pusher, zdaure, persino una loggia segreta.

Ma Grimilde, la più temeraria delle mie Afte, si opponeva strenuamente, ricordandomi notte e giorno (per 10 giorni) che lei era "la er più forte de tutte" e manco con l'asportazione chirurgica mi sarei liberato del suo ricordo.

Così, un giorno in cui il mio umore più nero, perché mangiare zuppe e stracchino per una settimana e soffrire come un cane è qualcosa che ti varia vagamente l'umore, mi ritrovo per lavoro in un'azienda, dove al mio soffrire - unito al tipico gesto della mano che cerca di evidenziare il punto quasi in difesa del dolore stesso - una signora di vostra conoscenza (quella che mi ficcava le mani nei capelli) piena di premura instaura con me questa conversazione, di cui vi rendo testimoni perché la ritengo prodiga di insegnamento.


"Gibo è scontroso e fastidioso per tutta la discussione, la signora Premurosa è d'atteggiamento Zen sempre pacata e molto convinta."

Sig.ra Premurosa: Che c'è caro, ti fa male un dente?
Io: Magari anche no, è un'afta

Sig.ra Premurosa: Ah! (di chi sta per svelare un incredibile segreto) sai cosa dovresti metterci?
Io: Beh, se intende: liquirizia, sciacquo con sale, limone, iodosan, bicarbonato, aloe vera, calendula, propoli, tè nero, Piralvex e altri 10 prodotti che non ricordo, direi che li ho già provati tutti con scarsi risultati.

Sig.ra Premurosa: Ah! (di chi sta per svelare un incredibile segreto non ancora svelato) non l'hai nominato. Quello che ti dico io, non l'hai detto
Io: (in preda ad una pre-epifania del tipo ora mi svela un misterioso unguento tipo cactus strizzato nel deserto stando nudi rivolti ad ovest al primo calar di luna nel mese di aprile, con il piede destro alzato ma col dorso verso il basso) accidenti, sono curioso di saperlo.

Sig.ra Premurosa: ma non devi spaventarti però.
Io: Certo che no, qualunque cosa è bene accetta
Sig.ra Premurosa: beh il rimedio, è
Io: siii?

(momento suspan - chi può capire capisce)

Sig.ra Premurosa: la pipì
Io: Ah! (di chi è stato partecipe dello svelamento di un incredibile segreto che poteva anche restare tale)

segue zoom sulla faccia di Gibo - che sarebbe la mia - dove lo sgomento e la delusione si fondono in una danza macabra, unita all'accostarsi di un ghigno - forse un sorriso - per celare il mio parziale sentimento di confusione.

Segue una panoramica generale sull'urino terapia con gesti e commenti molto precisi "non pensare al sapore, non ci devi pensare" "dopotutto ce l'hai sempre a portata di mano" "la usavano anche in passato" "io la uso anche come collirio" "puoi farci anche un risciacquo" "va bene anche un batuffolo di cotone, te lo metti li, ma non pensare al sapore, non ci devi proprio pensare" "vedrai che passa in fretta" "ho un libro tedesco che descrive altri mille usi che se ne possono fare"

l'atto si conclude con un gesto simbolico di altissimo livello, la signora Premurosa mi avvicina un bicchiere di plastica dove vi aveva riposto, con premurosa premura, un bel batuffolone di cotone avvolto nella carta.

Così con il mio bel bicchiere sono tornato al mio ufficio, l'ho lasciato cadere nel cestino e ho convenuto fosse il caso divulgare questa perla di saggezza con il responsabile di non vi dico cosa, che al termine del mio racconto ha pronunciato questa frase: "se vuoi ti piscio in bocca e non serve che mi dici grazie".

Se qualcuno è interessato mi faccio dare il nome del "libro tedesco".

Vi abbraccio sentitamente.

PS: per le Afte il miglior risultato è stato l'uso di Aftamed post visita dall'ottorino