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giovedì 24 marzo 2011

cena per due



Questo è quello che facciamo io e il Biassoni questa sera.
Le trote erano per la laurea di Perno.
Grazie Perno.
E grazie Gibo, perché mentre il Biassoni preparava le trote io leggevo il tuo post.
Mi piacciono tanto i tuoi post, mi piacciono tanto i post e i blog. E le trote.

Ora il Biax e il Pierpa parlano di videogiochi. Parlano fitti fitti e usano delle parole strane. Ora si sentono degli spari. E odore di trote. E un elicottero.

Per tutti quelli che non sono più a Bologna: oggi è arrivata la primavera. Con quella sua ubriacatura d'universo.



venerdì 18 marzo 2011

meteorismo latitante

latitare [la-ti-tà-re] v.intr. (aus. avere; làtito ecc.) [sogg-v]
Restare nascosto; mancare; essere insufficiente, assente.

Il finocchio, è utilissimo per moderare le fermentazioni e favorire l'eliminazione dei gas in eccesso.
Riflettevo proprio a questo, mentre nel palazzo di fronte due goffi manovali disintegravano a colpi di martello pneumatico più olio di gomito++ la cucina/salotto/checazzonesononsivede producendo quel lieto rumore che ti piace tanto sentire il venerdì mattina - per inciso, ponte lungo grazie alla festa del 150°.

Mi pare che "il perno" sia vittima della sindrome della flatulenza mentale.

FASE 1
normale attività quotidiana da cervello.

FASE 2
subentra la flatulenza: a scoppio, col botto, prolungata, silenziosa, meditabonda con inclinazione tipo garisenda, prolungatissima e rumorosa, timida. Giocosa.
Cervello in bomba.

FASE 3
Passa il profumo e il cervello smette di lementarsi/macinare/elaborare.

Vi vedo completamente avvolti dal ritmo sincopato della vostra fitta quotidianità spinta. E ogni tanto quella voglia di tornare a "pernizzarsi" ([...] aspetta che guardo se qualcuno ha scritto qualcosa [...]).

C'è un principio di allegria, tra il mio sopracciglio e l'angolo del mio lobo destro, quando alzo lo sguardo e sento al piano superiore i miei cordiali sopravicini di casa che muovono "cose a caso" producendo quel favoloso suono che si propaga come il grido di un bimbo tra le sottili pareti della camera.
C'è un netto cedimento strutturale quando la notte mi sveglio all'improvviso perché "la vecchia di sotto" vomita dolore dalla bocca e soffre così forte da superare la barriera onirica che mi tiene sospeso alla realtà.
C'è a volte tanto freddo anche se fuori il sole disegna piccole ombre.

Ho finito il fasciocomunista di quel figo di Pennacchi, incominciato Beirut, I love you di Zena El Khalil, inscatolato l'intera mia libreria, in involucri di cartone, ritagliato nei bordi delle maniglie con la punta delle forbici. Recuperato scatole delle merendine per tenere in ordine calzetti e mutande, cosettine che contribuiscono a incasinarmi la scrivania, il microcosmo dove sono l'occulto supersovrano (senza paperi in vista).

Sbircio dalla finestra, c'è una nuvola che sembra uno sbuffo dal camino di un trenino a vapore, una di quelle che disegni da bimbo sfumandola con il ditino sul foglio. C'è una pietra con cui fanno le pipe che si chiama "spuma di mare" di solito si fumano con dei guanti bianchi, perché al contatto si "sporca" e ingiallisce. Mi domando se capita anche così, con alcune persone, se le devi gestire e sfiorare solo con i guanti, perché a toccarle con le dita poi lasci il segno.
Sono una vecchia corta grondaia che incanala tutto quello che scende da sopra lasciandolo sgorgare da sotto.

C'è un'espressione cara ad alcuni miei coinquivita, amici di vecchia data di cui trattengo legami leggeri come fili d'erba stretti tra le mani, un'espressione per sottolineare la difficoltà da durante-post sbornia da vita-alcool; si fissa con sguardo sincero e comprensivo l'amico sbronzo, prossimo al vomito, e gli si dice non troppo alto di volume per non indisporlo: "hai gli ostacoli nel cuore, eh?"

Perno, ti prego, vomita.


[...] soudain le fou rire le prend / et il efface tout / les chiffres et les mots / les dates et les noms / les phrases et les pièges / et malgré les menaces du maître / sous les huées des enfants prodiges / avec des craies de toutes les couleurs / sur le tableau noir du malheur / il dessine le visage du bonheur/